27.5.13

L’ESSERE UMANO NON VEDE TUTTO...



Italia: aerosolterapia bellica U.S.A. - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



 di GianniLannes

Questo è sicuramente il secolo del caos programmato e «di fronte alle sfide della complessità assistiamo ad una proliferazione di metodi per semplificare», tanto le cose del mondo che quelle umane. E’ l’incipit del libro La semplessità di Alain Berthoz (Codice Edizioni), uno studioso della neurobiologia del movimento, docente di filosofia al Collège de France. Numerose semplificazioni che ne derivano sono però banali, perciò «a complemento della teoria della complessità bisogna gettare le basi di una teoria della semplessità che, in qualche modo, contenga una parte di complessità».

Il direttore del laboratorio di fisiologia della percezione (CNRS) introduce un termine particolare: «La semplessità è complessità decifrabile, perché fondata su una ricca combinazione di regole semplici» e condensa la strategia utilizzata dagli esseri viventi per affrontare l'era della modernità. Ed inoltre: «La parola riassume, a mio parere, una necessità biologica comparsa nel corso dell’evoluzione per permettere la sopravvivenza degli animali e dell’uomo sul nostro pianeta: nonostante la complessità dei processi naturali, il cervello deve trovare una serie di soluzioni, e queste soluzioni derivano da principi semplificativi».

L’autore orienta il lettore all’esplorazione delle strategie escogitate dai viventi, di come si percepiscono le cose, si muovono, agiscono, esplorano il mondo e lo concettualizzano efficacemente. Nell'universo tutto ruota: dagli elettroni agli esseri umani. E' il principio della vita.

La percezione? Apparentemente semplice: la capacità di renderci conto del mondo circostante. Noi non percepiamo l'assoluto: per esempio non vediamo tutto, ma solo quello che ci riguarda direttamente e che ci serve per progettare e mettere in atto le nostre azioni umane. In altri termini: noi percepiamo per poter agire. Percezione e azione si combinano. Se non percepiamo bene non possiamo, di conseguenza, agire in maniera efficace o risolutiva. Sembra un paradosso: se vedessimo tutto non potremmo vedere niente, e fare niente. 

arcobaleno  - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

L’essere umano non vede le onde radio. I nostri occhi sono sensibili soltanto a quella che convenzionalmente chiamiamo “luce” (un principio fondamentale della fotografia): questo fenomeno rappresenta solo un infinitesimo frammento di tutte le possibili onde elettromagnetiche.

Ogni stanza dell’universo è intrisa di onde radio. Se le vedessimo tutte, ogni ambiente risulterebbe opaco, come una fittissima foschia. In realtà noi vediamo perché questa nebbia non la vediamo proprio. Una semplificazione fisiologica della realtà: un preambolo alla coscienza. 

«Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero» parola dello scrittore Amos Oz.

Arrivano i mostri. Pensate solo per un attimo all'insensato negazionismo sulla guerra ambientale in atto, da parte di una superpotenza a stelle e strisce in evidente stato di decadenza fisica e morale, prossima al collasso, che usa la tecnologia per annientare il genere umano, e vi renderete conto dell'assurdità di questo tragico aspetto della realtà. Ergo: spetta a noi far cadere il sipario se teniamo alla vita di tutti i viventi.

1 commento:

  1. grazie per il consiglio di lettura, farò sicuramente un tuffo in questo libro che pare davvero interessante

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