13.8.12

TARANTO: LA SALUTE NON CONTA


di Gianni Lannes

Si parla sempre più a vanvera. Tanti, specie i giornalisti venduti ed i sindacalisti prezzolati, non hanno mai  messo piede più a sud di Roma, eppure sproloquiano di posti di lavoro da tutelare all’Ilva. Parecchi propinano ricette preconfezionate mirando al pacchetto elettorale. Pure il comico grullo ha fiutato il tornaconto.  La preoccupazione del governucolo Monti e del governicchio Vendola è tutta incentrata sul fermo dell’infernale siderurgico piuttosto che sui morti, sui malati, sui malformati che si registrano a causa delle emissioni dell’Ilva. A parte l’inquinamento dell’Eni e della Cementir (proprietà Caltagirone, cognato dell’alleato Casini a cui il governatore Nichi ha girato ben venti milioni di euro pubblici). Soltanto nel 2010 l’Ilva, secondo calcoli ufficiali (e quindi sottostimati) - senza contare le scorie radioattive volatili - ha vomitato dai propri camini oltre 4 mila tonnellate di polveri, 11 mila tonnellate di diossido di azoto e 11 mila e 300 tonnellate di anidride solforosa, 7 tonnellate di acido cloridrico; 1 tonnellata e 300 chili di benzene; 338,5 chili di IPA; 52,5 kg di benzo(a)pirene; 14,9 kg di diossine. A queste si aggiungono poi le emissioni “ non convogliate”, ovvero quelle che non escono direttamente dai camini e che la  stessa Ilva stima in ulteriori 2148 tonnellate di polveri; 8800 chili di IPA; 15 tonnellate e 400 chili di benzene; 130 tonnellate di acido solfidrico; 64 tonnellate di anidride solforosa e 467 tonnellate e 700 chili di Composti Organici Volatili. Una enormità di veleni che si aggiungono a quelli scaricati nei decenni precedenti e che comportano danni gravissimi alla salute umana.

Pressione sui magistrati - “La tutela della salute e dell’ambiente è un valore fondamentale che il governo vuole perseguire e rispettiamo i giudici. Però a volte queste sentenze non sembrano proporzionate rispetto al fine legittimo che vogliono perseguire”. Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. “Chiederemo alla Corte Costituzionale di verificare se non sia stato menomato un nostro potere: quello di fare politica industriale”. Il riferimento è alla nuova ordinanza con cui il gip di Taranto Patrizia Todisco ha revocato al presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, l’incarico di amministratore degli impianti sequestrati. “Se l'impianto dovesse chiudere, sarebbe un fatto gravissimo per l’economia nazionale”.  Tanto per cambiare: anche Pd e Pd meno elle, attaccano il Gip Todisco.

Conseguenze fatali - La letteratura scientifica non nutre dubbi. Le polveri hanno soprattutto effetti a breve termine, con aumento di patologie cardiocircolatorie ( ictus, infarto) e respiratorie;  diossido di azoto e anidride solforosa hanno essenzialmente un effetto irritante (occhi, naso) e sulle vie respiratorie specie dei bambini;  il benzene è un cancerogeno famigerato, correlato in particolare all’insorgenza di leucemie e linfomi, per non dire poi del benzo(a) pirene considerato fra gli IPA il più pericoloso per la salute umana, a causa della sua azione genotossica e cancerogena, specie per esposizione durante le prime fasi della vita. Infine le diossine: un cancerogeno certo per l’essere umano, al pari dei furani  che agiscono anche come “interferenti endocrini”, ovvero alterano funzioni delicatissime quali quelle del sistema immunitario, ormonale, riproduttivo (immunodepressione, ipotiroidismo, infertilità, endometriosi, esito sfavorevole della gravidanza, parti prematuri eccetera), ma comportano anche danni metabolici, diabete, malformazioni, disturbi del sistema nervoso centrale e neuropsichici. Tutti questi veleni - grazie alla disattenzione dello Stato nazionale e delle autorità locali - hanno  ormai devastato il territorio da decenni, hanno anche contaminato la catena alimentare: 1300  capi di bestiame allevati a ridosso dell'ILVA sono stati abbattuti, l’allevamento dei mitili compromesso ed il latte materno - come risulta da indagini spontaneamente eseguite da mamme tarantine, è contaminato oltre il doppio di quanto si registra nel Belpaese. Venire al mondo,  crescere, respirare, giocare in mezzo a queste emissioni letali vuol dire ammalarsi, soffrire, morire più di quanto dovrebbe “normalmente” accadere. L’unica strada sensata è la chiusura dell’Ilva ed il risanamento integrale - mediante utilizzo degli stessi operai - dell’intera provincia di Taranto a spese del clan Riva e dello Stato italiano.

Protocollo firmato a Roma

Decreto Gip, revoca presidente

2 commenti:

  1. La vicenda dell'ILVA di Taranto mo fa venire in mente due film, il primo è "La scelta di Sophie" e l'altro è "Erin Brockockovich".

    Il primo racconta di come una giovane ebrea polacca deportata ad Auschwitz con i figli fosse stata perversamente costretta a scegliere dai nazisti quale dei due far morire. Se Sophie non sceglie, moriranno tutti e due. Se invece ne sceglie uno solo, l’altro avrà la vita salva. Da un punto di vista strettamente utilitaristico e matematico, Sophie dovrebbe salvarne almeno uno. Ma come può una madre scegliere quale figlio merita o meno di vivere? Nel romanzo, dopo alcuni minuti di smarrimento, Sophie deciderà di salvare Jan, sacrificando la piccola Eva. Ma pagherà la decisione presa per il resto della vita, tormentata dai sensi di colpa e dalla disperazione. Perché in fondo, anche se da un punto di vista razionale salvare una vita è meglio che non salvarne nessuna, da un punto di vista esistenziale ed etico esistono scelte che non si possono fare.

    Nell'altro una segretaria precaria di uno studio legale e madre trentenne di tre figli, nubile dopo due divorzi, spinta da curiosità, intraprendenza e senso della giustizia, indaga sulla Pacific Gas and Electric Company che ha contaminato le falde acquifere di una cittadina californiana, provocando tumori ai residenti. Sostenuta dal suo principale, vince la battaglia legale, ottenendo per i 634 querelanti indennizzi per 333 milioni di dollari (più un assegno di 2 milioni per sé).

    Mi sembra che questi due film creino uno spunto sul quale riflettere.

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  2. A Taranto l'unica scelta etica è quella di chiudere per sempre il siderurgico e risanare realmente il territorio a spese dei Riva, mettendo al lavoro gli operai dell'Ilva.

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Gradita firma degli utenti.