di Gianni Lannes
Un classico globale: due pesi e due misure. In termini di diritto internazionale, la situazione è lampante: la Russia occupa illegalmente l'Ucraina (paese governato da un regime antidemocratico), proprio come Israele occupa illegalmente la Palestina. In un Occidente che difende l'idea di un "un ordine basato sulle regole" (ruled based order) entrambe le situazioni dovrebbero suscitare la medesima disapprovazione generale, almeno al livello istituzionale. Non è affatto così. In un caso gli Stati Uniti d'America e la telecomandata Unione europea sono schierati militarmente al fianco del paese aggredito; nell'altro del paese aggressore.
Fin dai primi giorni della guerra (provocata dalla Nato), il vecchio continente - eterodiretto da Washington - ha spalancato le porte a milioni di esuli ucraini, in uno slancio di ospitalità da far impallidire l'accoglienza offerta ai rifugiati provenienti dall'Iraq, dalla Siria e dall'Afghanistan (nazioni aggredite, bombardate e sfruttate dall'Occidente). Come mai nessuno si offre di accogliere le centinaia di migliaia di abitanti che vorrebbero fuggire da Gaza per salvare la propria vita?
Washington e Bruxelles hanno risposto all'invasione russa adottando sanzioni draconiane contro Mosca: embargo petrolifero, restrizioni commerciali e bancarie, congelamento di beni all'estero, divieto di trasmettere in Europa per Russia Today, eccetera. Appelli al boicottaggio hanno preso di mira atleti, musicisti, registi, scrittori. Sono state annullate mostre, cancellati concerti. Niente di simile per il genocidio perpetrato impunemernte da Israele sotto gli occhi distratti e passivi del mondo.