4.3.17

LE BUFALE DEL POTERE



di Gianni Lannes

Il semiologo Eco si riferiva agli “imbecilli della rete che intasano le autostrade della comunicazione globale con bugie, falsificazioni e complotti”. Ma la realtà è davvero così riduttiva essendo per antonomasia una costruzione sociale? A ben riflettere la più clamorosa e conclamata menzogna prodotta da governi (USA & Inghilterra) e servizi di sicurezza statali, poi amplificata negli ultimi anni dai mass media, è stata quella della presenza di armi per la distruzione di massa in Iraq. Una sciocchezza clamorosa, una falsità laida e funzionale ai profitti economici, costata però migliaia di vite umane e un caos geopolitico senza ritorno, al fine di consentire agli angloamericani di rubare petrolio e tesori archeologici in Mesopotamia. Ma non fu dunque, un imbecille della rete a partorirle e a farle girare in internet, sulla stampa e in televisione. Anzi la rete tentò disperatamente di contrastare quella che fu senza dubbio, una pericolosa bugia di Stati e multinazionali del crimine, o una menzogna dell’establishment, se preferite; lo stesso che in seguito ha continuato a mentire negli anni successivi fino ai giorni nostri, occultando la presenza attiva dei nazisti di Pravi Sektor nella rivolta in Ucraina, e tacendo sulla vera natura dei “ribelli moderati” (Al Nusra, ossia Al Qaeda) appoggiati per le loro carneficine con soldi ed armi dall’Occidente in Siria. Anche in quel caso è stata la rete con immagini, interviste e video a cercare di riequilibrare la situazione.

Allora come tacere dell’improvvisa scomparsa del giornalista tedesco Udo Ulkflotte, redattore della Frankfurter Allgemein Zeitung, che nel suo saggio edito nel 2014 Gekaufte Journalisten (Giornalisti comprati), ammise di aver scritto per anni sotto dettatura nordamericana e descrisse, fra le altre cose, il ruolo dei giornalisti europei nella preparazione mediatica delle guerre ("Avevo alle spalle le agenzie di intelligence che hanno in parte scritto gli articoli che i giornali pubblicavano a mio nome”) dichiarò in una celebre intervista scatenando il putiferio in Germania, ma non Italia dove va anche peggio (i giornalisti italidioti si vendono anche per meno). Lo stesso Udo Ulkflotte è stato rinvenuto cadavere nella sua abitazione il 13 gennaio scorso. Aveva 56 anni e secondo le autorità germaniche sarebbe rimasto vittima di un infarto. C’è da crederci? Comunque, a voler incoronare il bugiardo del terzo millennio, prove alla mano, questi sarebbe proprio il Potere. Il che ovviamente non scagiona la rete per le tante idiozie divulgate, soprattutto la spazzatura, ogni giorno, ma alimenta l’idea che la violenta offensiva istituzionale (vedi Laura Boldrini e qualche minus habens assoldato nel cortile tricolore e quello elvetico) contro le cosiddette fakenews sia in realtà una molto meno nobile crociata contro il dissenso, per mettere a tacere chi rivela i complotti in atto (non chi li ordisce dietro le quinte), a danno dell'ignara popolazione o dell'umanità. Una caccia alle streghe lanciata però dalla stanza dei bottoncini, si accusa l’avversario del momento - sia esso il populismo mediatico, la controinformazione o la saggistica non allineate ai padroni del vapore - di macchiarsi di un crimine, la menzogna sistematica, di cui è proprio l’establishment ad essere inarrivabile maestro. Per dirla con Jung, senza scomodare Weber o Luhmann: “è il Potere che proietta sugli altri l’ombra di sé”.

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