22.1.17

IL GOVERNO ITALIANO, LA PEDOFILIA E I DISINFORMATORI WEB

di Gianni Lannes


Menzogne ufficiali a poco prezzo. Non è un caso se i governi italiani non rispondono agli atti parlamentari su temi fondamentali che toccano l'infanzia: soltanto nella XVII legislatura (in corso), si sono accumulate una quarantina fra interrogazioni , interpellanze e mozioni che non hanno ricevuto risposta.  

Per negare questo fenomeno che ogni tanto buca la rete di internet con notizie documentate, il presidente della Camera dei deputati, tale Laura Boldrini (in poltrona per ignoti meriti) ha adottato uno stuolo di disinformatori professionisti, come riferisce il quotidiano di regime La Repubblica, per propagandare la spazzatura internautica: 

«Sono in contatto con esperti, i cosiddetti debunker: - ha spiegato la presidente durante un incontro con la stampa - il debunking è l'attività che smaschera le bufale'' attraverso una verifica attenta e puntuale sulle fonti e sulla trasmissione della notizia. ''Sono Paolo Attivissimo (Il Disinformatico), Michelangelo Coltelli (Bufale un tanto al chilo), David Puente (Davidpuente.it) e Walter Quattrociocchi del CSSLab dell'IMT di Lucca - prosegue Boldrini - e consegneremo l'appello ai grandi social network che devono essere seri».


Il filone dunque è quello istituzionale delle nuove strategie della menzogna propinate alle masse inebetite dal consumo di merci. Laura Boldrini è la promanazione del partito di Nichi Vendola: l'ex presidente della Regione Puglia è attualmente sotto processo a Taranto con l'accusa giudiziaria di aver favorito l'inquinamento dell'Ilva. Il sedicente ecologista è assurto alle cronache internazionali per l'acquisto all'estero di una maternità surrogata. Pochi sanno però che Vendola il 19 marzo 1985, in un'intervista al giornale La Repubblica ha dichiarato:   
 
«Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti - tema ancora più scabroso - e trattarne con chi la sessualità l' ha vista sempre in funzione della famiglia e dalla procreazione».

Vendola ai giorni nostri ha negato pubblicamente di aver pronunciato quella frase, però La Repubblica non ha mai ricevuto né pubblicato una lettera di smentita o comunque di rettifica da parte di Vendola. Comunque pochi mesi dopo, ovvero il 6 maggio 1985 (pagina 4), la rivista Nuova Solidarietà riporta la stessa frase e sempre attribuita direttamente a Nichi Vendola. Citiamo di nuovo e la fonte, questa volta, non è La Repubblica: 

«diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti sessuali con gli adulti». 


Questi esperti di illuminata infamia nel lancio di fango e letame sono forse prezzolati con denaro pubblico per tutelare il sistema di potere che ingrassa sullo sfruttamento dell’infanzia, o sono soltanto degli analfabeti funzionali utili a chi detiene il potere locale, ma per conto terzi?

Peraltro la legge 269 del 1998 (“norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù”), all’articolo 17, comma 1, stabilisce che
«Il Presidente del Consiglio dei ministri presenta ogni anno al Parlamento una relazione sull'attivita' svolta ai sensi del comma 3».

Dove sono le previste relazioni dei governi Renzi e infine Gentiloni? E’ il tabù del XXI secolo che scorre nella realtà invisibile. I pedofili di alto e basso rango, protetti a livello istituzionale e giudiziario, non risparmiano i neonati. Basta sfogliare qualche rapporto annuale dell’associazione Meter, dell’Osce o di Ecpat per appurare che questo lucroso fenomeno criminale è in continua crescita. La pedofilia virtuale si è trasformata in una potente setta di cacciatori di bambini da abusare. Lo sfruttamento sessuale dei bimbi e la pornografia minorile nell’ultimo lustro è più che raddoppiata. E non è un caso se la psichiatria nordamericana con il DSM 5, ovvero la bibbia degli scientisti, ha sdoganato la pedofilia: da malattia a “orientamento”.

La censura ha preso nuove forme, ma non è altro che il modo concreto per il discorso dell'ordine di travestire, escludere, eludere o negare quei contenuti che rischierebbero di mettere in pericolo la sua legittimità, le sue certezze, il suo potere.

Per dirla con il grande cronista investigativo Giuseppe D'Avanzo (prematuramente scomparso): "Un'inchiesta giornalistica è la paziente fatica di portare alla luce i fatti, di mostrarli nella loro forza incoercibile e nella loro durezza. Il buon giornalismo sa che i fatti non sono mai al sicuro nella mani del potere e se ne fa custode nell'interesse dell'opinione pubblica".
 

Il giornalismo costituisce non solo un antidoto contro la corruzione, la violenza e la criminalità, ma anche uno strumento per tenere alta l'attenzione della giustizia e imporre alla politica il buon governo.

riferimenti:







http://www.butac.it/chi-siamo/

http://www.repubblica.it/tecnologia/social-network/2016/12/15/news/boldrini_lancero_un_appello_ai_cittadini_per_per_smascherare_le_bufale_web_-154161688/

 
 
http://www.fissonline.it/pdf/GuidaOMS.pdf

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