25.1.17

ENERGAS: L’IMPIANTO NON E’ DI INTERESSE STRATEGICO

 La sentenza della Corte Costituzionale numero 110 del 2016 parla chiaro e non ha bisogno di interpretazioni. Con essa la Consulta ha bocciato i ricorsi presentati dalle Regioni Calabria, Abruzzo, Marche e Puglia contro lo Sblocca Italia. Nel mirino erano finite le norme relative alle autorizzazioni per trivelle e gasdotti, qualificate come «opere di interesse strategico», dicitura che, secondo i ricorrenti, avrebbe consentito un via libera dallo Stato senza accordo con i territori. Per la Consulta, invece, non c’è niente di incostituzionale, perché il quadro non cambia e bisogna prevedere «sempre la necessaria intesa con la Regione interessata», su se, dove e come autorizzare le infrastrutture e persino sulle «operazioni preparatorie necessarie alla redazione dei progetti». Dunque, la legge 4 aprile 2012, numero 35 non conferisce priorità strategica.
Nonostante le promesse pubbliche, però, il governatore Emiliano non ha ancora revocato in autotutela la delibera di giunta regionale numero 1361 del 5 giugno 2015, a firma di Nichi Vendola che ha espresso un “parere di compatibilità ambientale” sulla base di una relazione a firma dell’ingegner Antonello Antonicelli allora in forze all’assessorato regionale all’ecologia, e poi assunto, incredibilmente, il 21 marzo 2016 dal sindaco di Manfredonia Riccardi. A proposito: l'amministrazione comunale ha mai chiesto ufficialmente al presidente della regione Puglia di annullare la delibera 1361 del 2015?

Il 29 dicembre scorso Emiliano ha incontrato il nuovo presidente del Consiglio Gentiloni. Di tutto hanno parlato, tranne che dell’esplosivo caso Energas. Doppiogioco del partito democratico o soltanto un’amnesia?
Comunque, qualche giorno prima di Natale e poi al termine dell’anno, un nutrito gruppo di cittadine e cittadini sensibili del centro sipontino hanno indirizzato a Mattarella, Gentiloni, Calenda e Delrio la motivata richiesta di arrestare questa follia industriale che di “strategico” ha soltanto il profitto di pochi a danno di tanti e dell’intero territorio della Daunia. A Roma le istanze popolari sono state regolarmente depositate. Ora si attende, a breve, il responso.

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