22.8.16

NUCLEARE: AFFARI MAFIOSI & SEGRETO DI STATO ITALIANO

Borgo Sabotino (Latina): deposito Sogin di scorie nucleari inaugurato nel 2014



di Gianni Lannes

Il luogo dove sarà edificato il cosiddetto deposito nazionale di rifiuti nucleari è un segreto di Stato, in palese violazione della Convenzione di Aarhus e della legge 108 del 2001. Dopo la chiamata diretta da parte della Sogin di una ditta della ‘ndrangheta a Caorso, c’è di peggio. Secondo il governo dell’ineletto Renzi, sarà l’unico cimitero atomico, ma non è vero. Presso la centrale nucleare di Borgo Sabotino a Latina, vale a dire una fabbrica di bombe nucleari (sistema Magnox) che ha prodotto plutonio, è stato costruito un altro deposito di scorie radioattive con denaro pubblico, definito come per altri 3 impianti, addirittura “temporaneo”. Senza dire dell'ennesimo deposito di scorie radioattive gestito segretamente dal ministero della Difesa in Sardegna.

E’ illuminato l'intreccio societario di società ripetutamente fallite eppure titolate alla costruzione di un edificio tanto delicato sul piano della salute pubblica e ambientale. Il 4 luglio 2006 l'allora commissario straordinario per l'emergenza rifiuti nucleari già presidente della stessa Sogin (la società partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze delegata allo smantellamento degli impianti nucleari e alla messa in sicurezza dei rifiuti nucleari nel nostro Paese), ossia il generale Carlo Jean, in virtù dei poteri commissariali attribuitigli dal governo Berlusconi, autorizzò la realizzazione di un deposito per lo stoccaggio provvisorio dei rifiuti provenienti dallo smantellamento della centrale nucleare  proprio di Borgo Sabotino.  

L'appalto per la realizzazione dell'impianto, al cui bando furono invitate a partecipare 4 ditte con procedura negoziata, fu assegnato in data 24 settembre 2008 al consorzio stabile AEDARS Scarl con sede in via Alessandria 12 a Roma. Dall'esito della gara risulta che tale consorzio agiva in nome e per conto delle consorziate FRACLA Srl con sede a Roma, CEA Elettric Srl con sede a Montalto Uffugo (Cosenza) e VICAR Srl con sede a San Giuseppe Vesuviano (Napoli).

All'epoca dei fatti la FRACLA Srl risultava essere l'azionista di maggioranza del consorzio stabile AEDARS con oltre il 65 per cento delle azioni. In quel periodo era a sua volta controllata dalla Finnat Fiduciaria SpA. A tale consorzio erano associate quasi cinquanta società, alcune di dimensioni internazionali aventi capitali sociali di gran lunga superiori a quelli della FRACLA; la gran parte di queste società di minoranza deteneva, così come oggi, lo 0,52 per cento del capitale sociale di AEDARS. Risulta che i lavori per il deposito temporaneo di Borgo Sabotino siano stati poi subappaltati a tre imprese residenti a Santa Maria Capua Vetere (Caserta); la Green Impresit Srl, la SILCEI Srl e la Società Consortile Latina a responsabilità limitata (quest'ultima aveva inizialmente sede a Roma). La Green Impresit Srl, a sua volta consorziata con lo 0,52 per cento delle quote al Consorzio AEDARS, risulta attualmente indagata e sottoposta a misure di sequestro preventivo dei beni da parte della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere nell'ambito dell'inchiesta relativa al CUB: il Consorzio unico di bacino per lo smaltimento dei rifiuti urbani nelle Province di Caserta e Napoli. Le altre due subappaltate per la costruzione dell'immobile, la SILCEI Srl e la Società Consortile Latina a responsabilità limitata risulterebbero avere uno stretto legame parentale tra i loro proprietari: tali Angelo e Antonio Salzillo, residenti entrambi a Cancello ed Arnone (Caserta), sarebbero infatti fratelli. Da visure camerali e altro materiale documentale si è riscontrato inoltre che i lavori per la realizzazione del deposito non siano stati ultimati, risultando interrotti per molti mesi, per poi essere ripresi e ultimati a seguito di un secondo bando indetto dalla Sogin per la finitura degli interni e la chiusura di micro fessure presenti nel manufatto.
Il consorzio stabile AEDARS è stato raggiunto da un'interdizione antimafia emessa dalla prefettura di Roma a causa del fatto che la sua maggiore azionista, la FRACLA Srl risultava nel frattempo esser divenuta di proprietà di un membro incensurato del clan Mollica e di una non meglio precisata sua parente. Il provvedimento interdittivo della prefettura di Roma, è stato poi annullato dal TAR del Lazio.

La SILCEI Srl ha dichiarato di avere una sua unità locale nel comune di Gallarate (Varese); nello stesso Comune risulta esser stato obbligato a dimora, fino a poco tempo prima del suo assassinio, l'affiliato, al clan camorristico e pluri-pregiudicato Antonio Salzillo, ucciso a Cancello ed Arnone (CE) il 6 marzo 2009, fatto rispetto al quale giova ricordare come quest'ultimo soggetto fosse il nipote di Ernesto e Antonio Bardellino, rispettivamente il «cervello» e il «fondatore» del clan dei Casalesi, secondo le testimonianze del pentito di camorra Carmine Schiavone e che per tale omicidio risulta esser stato arrestato, tra gli altri, Nicola Schiavone, figlio di Francesco (detto Sandokan), ritenuto dagli inquirenti il mandante del delitto.

Ma quale trasparenza, ma quale legalità, ma quale ecologia? Ormai lo Stato italiano, gestito da fantocci per conto terzi straniero, non ha più alcuna credibilità. L'Italia non ha un piano di sicurezza nucleare a difesa della popolazione.


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