19.6.13

ITALIA: DAI RUBINETTI ACQUA TOSSICA




Roma: San Pietro - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes

Ecco un altro tabù di Stato. Alluminio, arsenico, cromo, fosforo, mercurio, nichel, vanadio, fluoro, atrazina, bario: escono dai rubinetti delle case italiane. Come è possibile? Semplice: il trucco delle autorità è insito nelle deroghe che innalzano artificiosamente i limiti. Ovvero: inquinamento legalizzato, a norma di legge. 

Trentino (Lagorai) - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Da 12 anni, grazie al Decreto legislativo 31/2001, che disciplina “le acque destinate al consumo umano”. Queste norme stabiliscono i valori limite dei parametri microbiologici e chimici che possono essere presenti nell’acqua per definirla “potabile”.

Bene, anzi malissimo: in particolari circostanze di degrado dell’oro blu, l’articolo 13 del decreto concede alle amministrazioni interessate la possibilità di fissare, appunto, deroghe ai valori prescritti, purché non comportino «potenziale pericolo per la salute umana e sempreché l’approvvigionamento di acque destinate al consumo umano non possa essere assicurato con altro mezzo». Il problema è che le eccezioni nel Belpaese non durano settimane, e neanche mesi, ma anni. 


 
Gargano: acque sorgive in grotta -  foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



Così l’Unione europea ha stabilito che dal 2012 non sarà più possibile ricorrere alle deroghe. Chi controlla i controllori tricolori? Le famigerate deroghe sono ancora in vigore? Verificate un pò: non ci crederete. Evidentemente la vita del popolo italiano non vale niente. Da più di un decennio ben 13 regioni fanno un uso spropositato di questo regime abnorme. Chi prima chi dopo: Campania, Lazio, Toscana, Sicilia. Dal 2004 all’elenco in maglia nera si sono aggiunte: Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna e Trentino. Infine, Umbria nel 2008: 14 microgrammi di arsenico per ogni litro d’acqua.

 
Basilicata: diga del Pertusillo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Nella Puglia del presidente ecologista Nichi Vendola sono state disposte deroghe per cloriti e trialometani. Non solo. In Basilicata che fornisce risorse idriche alla Puglia, da alcuni anni le acque destinate al consumo umano della diga del Pertusillo (ma non solo) sono inquinate da metalli pesanti e idrocarburi.  Ma alla gente, complici mass media controllati dal sistema di potere e giornalisti venduti al miglior offerente, non fanno sapere nulla, al massimo, il minimo possibile.

 
 Basilicata: diga del Pertusillo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Il fatto è stato denunciato alla magistratura. Sempre in Puglia, c'è la diga del Pappadai in provincia di Taranto, che avrebbe dovuto rifornire il Salento di acqua proveniente dalla Lucania. L'opera pubblica non è mai entrata in funzione. In compenso è stata trasformata in una discarica a cielo aperto. Ed è incredibile che la giunta Vendola insista nel pretendere cospicui finanziamenti pubblici per realizzarne un’altra: la diga di Piano dei Limiti. Non solo: il governo Vendola ha consentito alla Cogeam (Marcegaglia & soci) di piazzare una "discarica" sulla principale falda acquifera del Salento, a Corigliano d'Otranto.

Diamo come sempre i numeri. In Italia il deflusso delle acque superficiali ammonta a circa 150 miliardi di tonnellate all’anno. Di questo mare d’acqua vengono utilizzati appena 10 miliardi per gli usi delle abitazioni, circa 25 per le industrie e 40 miliardi di tonnellate per l’agricoltura. Circa il 35 per cento della popolazione servita dalla rete acquedottistica, però non dispone di acqua per tre mesi l’anno.

Il problema, tuttavia, non è tanto la scarsità, che pure si avverte nelle regioni del Sud, quanto l’inquinamento. E con l’acqua in bottiglia a caro prezzo e sempre più in aumento - fortuna delle multinazionali straniere che si sono accaparrate le fonti migliori (vedi Nestlè) - spesso va anche peggio. Ma è un’altra storia.



riferimenti:

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=pappadai 

4 commenti:

  1. una cosa è certa : l'acqua in bottiglia non è migliore di quella del rubinetto...

    inquinare una parte di gaia significa inquinarla tutta per cui ogni goccia di h2o è ormai una schifezza...

    commento scritto da un assiduo bevitore di acqua di rubinetto e fontane baresi che non acquista una bottiglietta ormai da anni, tanto se dovrò crepare almeno non avrò dato quei pochi soldi che ho in tasca ad uno schifoso riccastro sfruttatore...

    ciao Gianni (:

    lelamedispadaccinonero.blogspot.it

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  2. La domanda è ma questi signori, quelli che vivono nei posti indicati, quelli artefici dell'innalzamento dei limiti suddetti, non la usano l'acqua?
    Bevono e si lavano con quella minerale?

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  3. Mi chiedo quanto influiscano le scie chimiche in tutto questo. Visto che in alcuni paesi del Canada sono state fatti prelievi e poi denunce per l'inquinamento da alluminio e bario nelle acque superficiali.

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  4. È possibile conoscere il livello di alluminio e fluoro presente nelle acque pugliesi ? Non è indicato da nessuna parte .

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