3.5.13

EOLICO INDUSTRIALE IN MARE: DAL GARGANO AL SALENTO



Lo scenario che si propetta nell'Adriatico Meridionale



di Gianni Lannes

Ecco il destino che attende le "aree protette" del litorale di Puglia, in barba al buon senso e alle normative di protezione ambientale, a livello nazionale ed internazionale. 

Ecco, a latitudine meridionale, la fine del mare Adriatico, una colata di cemento e acciaio che la Regione Puglia del sedicente ecologista Nichi Vendola sta pianificando in buona compagnia di alcuni sindaci ed amministratori comunali, all’insaputa dell’opinione pubblica. 



 

Uno dei provvedimenti di autorizzazione più controversi è quello rilasciato a suo tempo dall’ambientalista Grazia Francescato all’epoca in cui ricopriva l’incarico di assessore a Tricase (già presidente nazionale del WWF, a favore ufficialmente a metà degli anni ’90 di una superstrada che avrebbe dilaniato il Gargano).


 
Gargano (dicembre 2009) uno dei sette capodogli assassinati dallo Stato italiano - foto Gianni Lannes

Dalle Isole Tremiti al Gargano - transitando per l’area costiera di Foce Varano, Ischitella, Rodi Garganico, San Menaio, Peschici, Vieste, Mattinata, Manfredonia - fino alle saline di Margherita di Savoia (le più grandi del Mediterraneo) zona umida vincolata dalla Convenzione di Ramsar, dove nidificano migliaia di uccelli acquatici. 

E poi ancora da Otranto a Leuca toccando Badisco, Santa Cesarea, Porto Miggiano, Castro, Andrano, Tricase e Corsano.

Punta Palascia - il lembo più orientale d'Italia - foto Gianni lannes


Eolico di stampo industriale per far soldi a scapito degli ecosistemi di Gaia, che va ad incrociarsi con pozzi petroliferi anglo-americani di recente concessione non ostacolati seriamente dal governatore ed approvati dai governi Prodi, Berlusconi-Monti e Letta, nonostante i roboanti proclami da campagna elettorale, e in aggiunta a ben due gasdotti marini.

Dove Oriente e Occidente si incontrano e si mescolano dai tempi primordiali, è in procinto di abbattersi un incubo infernale che sovvertirà per sempre i delicati equilibri naturali e sociali di un pezzo d'Italia massacrato dalla speculazione politica. Grazie anche al disinteresse generale delle italiane e degli italiani "brava gente".

Faro di Punta Palascia e monti dell'Epiro - foto Gianni Lannes

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